La giornalista Marisa Ingrosso ospite del Vico
E’ stato presentato stamattina, 7 marzo, il libro “Sud atomico” edizioni Radici Future, alla presenza dell’autrice Marisa Ingrosso, giornalista de La Gazzetta del Mezzogiorno
Il nucleare in Puglia, Basilicata e Sicilia, tra mafia e segreti di Sato. E’ un quadro inquietante quello che traccia Marisa Ingrosso nel suo libro, “Sud atomico. Gli esperimenti, gli incidenti, le contaminazioni”, presentato stamattina nell’Aula Magna del Vico.
Nel mirino, il centro Itrec di Rotondella, in Basilicata, possibile crocevia, secondo l’autrice, di strategie politico – militari e di ingerenze mafiose, che hanno danneggiato il territorio e l’ambiente.
“Questo libro è un piccolo lavoro di inchiesta, con lo scopo della divulgazione scientifica” – ha detto la dott.ssa Ingrosso – laurea in economia – giornalista de La Gazzetta del Mezzogiorno, già inviata di guerra a Nassyria, Beirut e nei Balcani.
Una donna coraggiosa, considerando che è stata anche vittima di intimidazioni, ma lei ammette: “Ho cercato di non scrivere questo libro, ma, alla fine, mi sono messa al servizio di questa storia, perché la nostra responsabilità di giornalisti è essere testimoni per conto terzi”.
Il risultato è una ricostruzione meticolosa dell’attività del centro Itrec, attinta dagli archivi internazionali (non quelli nazionali, ancora secretati): inaugurato nel 1968 per smaltire le barre radioattive provenienti dalla centrale di Elk River, in Minnesota, l’Itrec persegue l’ambizioso obiettivo di sviluppare il nucleare civile, in un Paese nel pieno boom economico, affamato dalla “sete di energia”.
Dopo il referendum abrogativo del nucleare, l’impianto fu chiuso nel 1987, ma, di fatto, le attività sono continuate e la situazione è finita sotto la lente della Magistratura (su tutte, l’inchiesta del procuratore Pace, nel 1995).
L’ipotesi che emerge dal libro è che a Trisaia fosse estratto il plutonio, elemento nobile per la costruzione delle armi nucleari. Ma i documenti ufficiali tacciono tutto ciò. Di fatto, comunque, si ripetono negli anni, anche recenti, gli incidenti con danni alla struttura e ai lavoratori. E gli sversamenti nelle acque di falda profonda – l’ultimo rilevamento nel 2018.
Ma perché proprio la scelta del sito di Rotondella? “Uno dei punti deboli delle democrazie – ha spiegato l’autrice – è l’ignoranza delle masse, quando negli anni ’60, decisero di installare l’impianto nucleare civile, c’era il 50% di analfabetismo nel Sud Italia”. Da allora, una serie di scelte politiche e tanti silenzi. Pesanti.
Come quello della stampa nazionale: “Solo La Gazzetta del Mezzogiorno – ha precisato – si è occupata con continuità di questo tema, perché noi siamo vedette sul nostro territorio; a livello nazionale, invece, solo sporadicamente c’è stato interessamento”.
Di qui, l’alto valore educativo dell’incontro, che rientra nel progetto Legalitria, diretto da Leonardo Palmisano, con lo scopo di riflettere sulla mafia, a partire dalla lettura dei libri. E il nostro liceo vuole essere, in tal senso, un “presidio culturale”, come lo ha definito la Dirigente scolastica, prof.ssa Luciana Lovecchio: “La lettura è importante perché alimenta la mente e l’anima per aprire gli occhi sulla realtà – ha detto ai ragazzi – la tematica del nucleare è molto urgente e pressante, è un problema che abbiamo sotto i piedi”.
Infatti, il rischio connesso con i rifiuti radioattivi non finisce sul limite di provincia con Matera. Laterza è tra i 67 siti individuati dalla Sogin come possibili sedi del Deposito unico nucleare in Italia.
“Ci siamo subito mobilitati contro questa ipotesi – ha tuonato il sindaco di Laterza, Franco Frigiola – promuovendo una cordata con i comuni di Gravina e Altamura, per difendere il territorio e tutelare l’ambiente, e Laterza è stato il primo comune a presentare le proprie osservazioni al Governo”.
L’iter non è ancora concluso. Ma il finale potrebbe deludere le aspettative: “Il decreto legislativo 31/2010, – ha spiegato l’autrice – prevede che, dopo la fase di confronto, il Governo possa procedere autonomamente alla scelta del sito”.
Quale potrebbe essere, quindi, la soluzione migliore? – ha chiesto un’alunna alla giornalista. La risposta passa dai tecnici che la Ingrosso ha avuto modo di consultare nelle sue ricerche: “Esistono due tipi di rifiuti radioattivi, quelli a bassa e media attività, che si possono schermare facilmente, e quelli ad alta attività e lunga vita, che, invece, sono molto pericolosi. Per questi ultimi ci vorrebbe quello che gli studiosi chiamano un “deposito geologico di profondità”, caratterizzato dalla stabilità geologica ed ispezionabili. Invece, il piano è quello di un “piccolo deposito temporaneo” di superficie, dove collocare i rifiuti a bassa attività e, al loro interno, quelli ad alta attività. E’ sbagliato e pericoloso, – ha concluso la Ingrosso – perché i rifiuti ad alta attività sono difficilmente schermabili”.
Il rischio c’è e rimane. Ecco perché è necessario informarsi e conoscere. A partire dalla scuola: “Legalitria – ha commentato la delegata comunale Alessia Tria, che ha seguito il progetto – mette in rete i diversi soggetti, le amministrazioni territoriali, i ragazzi e le scuole, perché la legalità non attiene solo alla giustizia e al rispetto formale delle leggi, ma attiene alle persone”.
Al progetto hanno partecipato le classi IIID, IVA e IV B, che hanno letto i libri (acquistati dal Comune di Laterza) e posto domande alla giornalista. Hanno coordinato le classi, rispettivamente, la docenti Maria Elena Carrera, Mariarosa Bongermino e Anna Lisa Carrera. Inoltre, gli alunni Francesco Matera di V E e Elena Montanaro di IV B hanno aperto l’incontro con una canzone, citata dall’autrice nel suo libro.
L’organizzazione dell’evento è stato curato dalla prof.ssa Maria Elena Carrera, responsabile del progetto Lettura.