Fabio Mancini, il super modello dal cuore d’oro
Fabio Mancini ha raccontato la sua storia di vita ai ragazzi del Vico, nel corso dell’assemblea d’istituto del 2 febbraio
Una “storia semplice” di un ragazzo autentico che ha creduto ai suoi sogni, rimandendo fedele ai valori “sani” della sua famiglia.
Fabio Mancini, modello iconico di Giorgio Armani, che ha calcato le passerelle di tutto il mondo nei suoi 15 anni di brillante carriera, ha appassionato stamattina gli alunni del Vico, nel corso dell’assemblea d’istituto.
In modo diretto e semplice, Mancini, dismessi i lustrini da top model, ha parlato di sé e della sua storia: “Non sono qui per raccogliere follower ma per raccontare la mia storia – ha detto – non sono un vip ma un ragazzo come voi, con una storia semplice, ma fortunata”.
Non nasconde così le sue umili origini: papà muratore, madre indiana, nato in Germania e vissuto a Milano, dove, a 17 anni, dopo la seprazione dei genitori, rimane solo con il fratello più piccolo: “Nella vita, spesso, quando c’è un problema, lo evitiamo, invece, io ho provato ad affrontare le difficoltà, anche perché ero responsabile di mio fratello. Ho preferito mangiare la pasta con le cipolle, piuttosto che cedere a facili guadagni, preservando l’integrità dei valori che mi hanno insegnato”.
Per arrivare alla fine del mese deve fare il ragazzo immagine in un bar di Milano e il commesso in un negozio di via Montenapoleone. In una mattina come tante, poi, all’età di 19 anni, l’incontro che gli cambia la vita: per strada, in centro, incrocia lo sguardo di Giorgio Armani (il “Sig. Armani” – come lo chiama lui), il quale lo fa raggiungere da un agente e lo convoca per un casting nella propria abitazione. Da quel giorno sono trascorsi 15 anni di una carriera internazionale, celebrata lo scorso 15 gennaio, a Milano, con una sfilata evento “A tribute”, durante la Milano Fashion Week.
Eppure, quello del modello non era il lavoro che Mancini desiderava fare: ai tempi della scuola, infatti, lui contava di diventare un professore di Educazione fisica. E adesso, con il suo progetto di testimonianza nelle scuole, gli sembra di tornare a quel primo sogno di vita: “parlare ai ragazzi” per trasmettere dei valori.
“Ognuno di voi è un personaggio, – dice – ma non fatevi abbattere da nessuno. Al di là del numero di follower sui social, dovete seguire quello che vi stimola e vi rende felici: viaggiate, fate esperienze, conoscete, perché se rimanete in questo contesto ci sarà sempre una forma di chiusura”. Proprio per questo il modello vuole promuovere iniziative con le scuole, come quella di stamattina, che nasce da un incontro, anzi da una lettera: quella che la maestra Marilucy Scarati e il suo alunno “speciale”, Antonio Bruno, gli fanno recapitare ai tempi del Covid. Lui la riceve, la legge, si emoziona. Di lì un incontro pubblico per Antonio e per la comunità di Laterza, la scorsa estate, con la presentazione del libro “La storia di un coronavirus” a favore dell’Unicef. E poi l’idea di portare la sua testimonianza tra i ragazzi.
Ecco perché, ad accogliere Fabio Mancini, nella palestra del Vico, c’erano la dirigente scolastica, Luciana Lovecchio, il sindaco di Laterza, Franco Frigiola, la psicologa Sara Gorgoglione, il docente funzione strumentale Pietro Clemente, oltre alla maestra Marilucy e ad Antonio.
Insomma, Fabio ha incantato tutti. La sua è una “storia fortunata”, è vero. Ma dal sapore autentico e dai modi gentili di un ragazzo umile, legato alla sua terra, Castellaneta, dove ci sono i suoi affetti più veri: lo zio Antonio e il nonno Lorenzo. Quell’uomo che gli raccontava di come, un giorno, mentre raccoglieva le olive, s’innamorò della donna che sarebbe diventata sua moglie.